Biografia

Antonio Mazzetti
Photopainter

Dominique Stella

Antonio Mazzetti è prima di tutto fotografo. Dal 1975, con la sua macchina fotografica, inizia a viaggiare alla scoperta del mondo. L’Europa, poi l’India, l’America del Sud e gli Stati Uniti sono i suoi territori prediletti. Da trent’anni, egli percorre i continenti alla ricerca di immagini che costituiscono la materia prima del suo lavoro: dal 1975 al 1989 Francia, Inghilterra, Spagna, Cecoslovacchia, Austria, Nepal, Messico, India: Rajasthan, Gujarat, Maharashtra, Madya Pradesh, Uttar Pradesh, Deli. Dal 1990 al 1997: California, Nevada, New York, Washington City, Turchia, Libia, Cina, Tibet, Nepal, Belgio, Olanda, Francia, Inghilterra, Austria, Germania, Spagna, Tunisia, Egitto. Dal 1998 al 2006: Bangkok, Birmania, California, Egitto, Tunisia, Cambogia, Repubblica Ceca, Marocco, Russia, India: Tamilnadu, Kerala, Karnataka; Giordania, Giappone, Germania, Grecia, Dublino, Francia, Budapest…

Mazzetti Antonio Biography

È lunga la lista dei territori che ha esplorato. Mazzetti, grazie al suo obiettivo, cattura i dettagli architettonici e gli elementi più insoliti dei paesaggi urbani visitati. Siti archeologici o città moderne, da ogni viaggio riporta immagini che attivano la sua ricerca personale e gli permettono di costituire un materiale di riferimento, definendo il suo stile e il suo metodo operativo.

Antonio Mazzetti lavora nella tradizione italiana del neoclassicismo, mescolando, nelle sue tematiche, un richiamo alla grandezza delle civiltà passate e una contemporaneità di cui trova la simbologia nelle grandiose architetture delle metropoli internazionali; qui, la verticalità dei grattacieli raggiunge l’immensità del cielo in un dialogo che ricorda la forza creatrice dell’uomo e la sua smisuratezza. Ed è proprio questa forza che il lavoro dell’artista mette in scena, in un’evocazione di architetture e sculture archetipiche che traggono la loro essenza da soggetti eterni, costruendo un repertorio moderno dal carattere a-temporale. Infatti, come un archeologo, Mazzetti « colleziona » un materiale significativo e portatore di una forte connotazione culturale. Lo utilizza, poi, come elemento costitutivo di immagini che il nostro inconscio collega immediatamente agli archetipi ancorati nella nostra memoria più profonda. Per questo le sue opere si rivolgono a noi, per l’evidenza del loro messaggio e l’attivazione del passato. Si tratta, qui, di un tratto caratteristico della cultura italiana, che riaffiora in modo ricorrente nella produzione artistica: il ricorso al passato. L’idea che il tempo alimenta l’opera in un continuum che crea la storia di una civiltà, è una costante della cultura di questo paese, la cui memoria costituisce una delle principali fonti d’ispirazione. La Grecia, l’antica Roma, rappresentano riferimenti indelebili che il tempo riattiva sotto forme diverse. A questo proposito, possiamo paragonare il lavoro di Antonio Mazzetti a quello di uno dei suoi contemporanei, Luca Pignatelli, anch’esso fortemente ispirato alle forme archetipiche della civiltà occidentale della Grecia odierna, in un’ispirazione lirica che costituisce il fermento e il riferimento di un’arte contemporanea. Il tempo, la memoria, lo spazio, gli archetipi, sono i componenti impalpabili dell’opera di Pignatelli così come la caratteristica del lavoro di Antonio Mazzetti. Quest’ultimo, li formalizza attraverso tematiche ricorrenti, oggetti che suscitano sensazioni emotive o estetiche collegate alle immagini del nostro inconscio collettivo; così, egli mette in scena icone, figure di eroi greci – quali Alessandro e Atlante – o divinità ioniche, come Venere e altre rappresentazioni catturate dalle metope dei templi, Afrodite o Artemide, bellezze archetipiche, simboli di un mito d’armonia e di grandezza. Queste figure, che l’artista utilizza come citazioni, divengono memoria e ricordo, vogliono essere eterne. Se nel lavoro di Pignatelli esse acquisiscono un carattere onirico, in Mazzetti esprimono una forza incisiva che domina l’opera.

In Mazzetti, infatti, il soggetto governa l’opera, attraverso l’inquadratura in primo piano e la ricerca di effetti prospettici. Questa tecnica è applicata tanto ai temi antichi quanto alle immagini delle architetture contemporanee, di cui il fotografo cattura gli scorci più insoliti e suggestivi mettendo in rilievo un dettaglio, un’ombra, una luce particolare. Antonio Mazzetti gioca essenzialmente sul contrasto: contrasto dei materiali, rottura delle linee, dialogo delle ombre e delle luci. Da New York a Delhi, da Parigi a Bangkok, che sia la Torre Eiffel, un grattacielo di Manhattan, un Buddha nepalese o uno Stupa birmano, l’immagine esalta la perfezione delle forme sottolineando la simbologia attraverso la focalizzazione sull’oggetto, di cui l’artista ci rivela gli aspetti più inattesi. Il museo Guggenheim di Bilbao diventa, così, un vascello fantasma fluttuante in una luce iridata: « Iridescenza » è il titolo di questa foto, nella quale una gamma di colori, dal blu al violetto, cancella le forme a vantaggio di un gioco di luce. Il fotografo diventa, allora, compositore che sfida la razionalità delle forme geometriche a beneficio di un effetto luminoso. Altri dialoghi, altri aspetti dell’antico e del moderno abitano questa fotografia che compone una Venere ai piedi di un edificio newyorchese, o questo busto di Maillol dominato dalla Grande Roue del Jardin des Tuileries. Antonio Mazzetti si serve del « collage » e della sovrapposizione degli oggetti, i cui messaggi s’intrecciano nel dialogo delle epoche e delle culture.

Oltre agli antichi occidentali, che spesso l’artista declina sotto forma di gigantografie, Antonio Mazzetti mette in scena gli elementi simbolici delle culture asiatiche. Birmania, Cina, India gli ispirano opere nelle quali i templi e le sculture buddiste sono celebrati in rappresentazioni monumentali in cui il tempo sembra essersi fermato, come in questo Buddha birmano in cui le impalcature, erette per il suo restauro, sono identiche a quelle di alcuni secoli fa. Spesso il lavoro di Mazzetti veicola l’eternità che alcune culture portano in sé, come nelle rappresentazioni dei bassi rilievi antichi o degli stupa con i campanili perennemente dorati dalla luce del tramonto, o ancora nelle immagini delle rosse porte serrate della Città Proibita di Pechino… La storia e la memoria servono da fermento per la costruzione delle immagini che trovano una forza particolare nel recente lavoro dell’artista, dove la tecnica fotografica si coniuga con l’arte pittorica. Al di là del lavoro sulla fotografia, dal 2000 Mazzetti traspone la sua produzione fotografica in rappresentazioni in cui la tecnica pittorica compone, con la fotografia, un’opera che l’artista chiama fotopittura. La foto diventa il supporto di un intervento che mette in risalto il soggetto e lo valorizza in una libera composizione. Alcune immagini diventano così dei veri e propri collages, in cui le due tecniche si sovrappongono nella creazione di un quadro unico e originale. I soggetti privilegiati in queste rappresentazioni pittoriche restano gli antichi, sui quali Antonio Mazzetti interviene per aggiunta di scrittura e impregnamento pittorico, utilizzando un colore che fonde l’immagine in un insieme unico; spesso è il color seppia, come in « Fuga d’Amore » o « Centoromachie », impreziosito da lettere greche. In altre occasioni, l’artista crea un contrasto ponendo l’accento su un elemento particolare: a volte il cielo, a volte un dettaglio architettonico – come in « Birmania », dove la stampa fotografica è ripresa in colori acrilici di un blu elettrico che accentuano la presenza del cielo in contrasto con l’oro dei campanili. Un testo in lettere dorate si aggiunge in sovrimpressione, intervenendo come elemento perturbatore dell’ordine architettonico.

Antonio Mazzetti utilizza questo procedimento di fotopittura anche per la realizzazione di grandi pannelli decorativi che strutturano spazi interni, accompagnando un arredamento raffinato. L’artista immagina così interi cicli di composizioni murali, concepite come elementi integrati a un concetto d’architettura d’interni che si sviluppa in armonia con l’opera. Lo spazio si ordina in funzione degli elementi pittorici, immagini definite nel loro valore artistico ma anche elementi motore di un insieme che li incorpora e li fa vivere. Questa originalità caratterizza la ricerca di Antonio Mazzetti, che mette in scena l’opera in un concetto globale, valorizzando il lavoro dell’artista e al tempo stesso lo spazio architettonico nel quale è presentato. Questa complicità con l’architettura, sottolinea il gusto di Antonio Mazzetti per quella grande Arte di cui nutre il proprio lavoro attraverso costanti citazioni. Le sue fotografie s’ispirano essenzialmente a soggetti monumentali legati ad elementi architettonici, anche quando sono scultorei, sottolineando la sua fascinazione per le composizioni verticali e gli edifici elevati: torri, grattacieli, colonne slanciate, campanili e altre proiezioni verso il cielo. I progetti di design d’interni, realizzati da Angelo Brignolli e Antonio Feraboli di Linea Studio, con i quali collabora dal 1990, gli permettono di operare nella complementarità di queste arti dello spazio che sono l’architettura e il design, per le quali sembra avere una vera e propria passione. Ricordiamo che da ragazzo s’iscrisse alla facoltà di architettura, di cui, benché non frequentò i corsi, conserva ancora la nostalgia. Un esempio di questo tipo di realizzazione è stato esposto nel 2001 a Verona, in occasione della mostra « Abitare il tempo »: la presentazione inseriva, nel contesto di un arredo d’interni, un insieme murale attorno a un tema neoclassico. Questo caso specifico ci permette anche di evidenziare la tecnica di composizione messa a punto da Antonio Mazzetti. Egli utilizza le sue foto o fotopitture in assemblages multipli, creando sovrapposizioni di pannelli che costituiscono dei polittici. I soggetti sono così divisi in sequenze, che si uniscono per formare un’immagine ricomposta. Questa frammentazione non rappresenta, tuttavia, un elemento perturbatore, al contrario favorisce l’integrazione dell’opera nel contesto architettonico. L’immagine abita il muro, diventa il muro e occupa, con la sua imponente dimensione, gran parte dello spazio. L’arte di Antonio Mazzetti acquisisce qui un carattere nettamente decorativo: decoro che raggiunge una certa teatralità. Questa tecnica si applica alle fotografie come anche alle fotopitture, che raggiungono il loro valore ottimale nella complementarità e nel dialogo degli elementi che compongono lo spazio.

Partendo dalla fotografia, il lavoro di Antonio Mazzetti si è sviluppato attraverso un procedimento complesso: dall’immagine all’immagine dipinta, egli crea attraverso tappe successive un lavoro singolare, che acquisisce oggi il suo pieno valore all’interno di uno svolgimento creativo più complesso, basato sulla messa in scena delle opere. L’opera diventa decoro, trompe-l’œil, murales graffitato, in un’ispirazione che mescola l’antico e il contemporaneo integrando le lezioni della storia dell’arte. Ogni opera s’identifica nella sua singolarità, in armonia o in contrappunto al contesto che la celebra, rimanendo tuttavia oggetto di riferimento e fonte d’ispirazione.

ANTONIO MAZZETTI

PHOTOPAINTER